Chitarra battente a fondo piatto

 

Chitarra battente fondo bombato - Lira - Zampogna - Pipita - Altro

La chitarra battente a fondo piatto, anche se si trova da qualche decennio in un evidente stato di crisi, vanta ancora nelle Serre , nella Locride e nella Piana di Gioia Tauro un buon numero di suonatori di estrazione contadina e di esperti esecutori dei repertori di canto polivocale che sono ad essa intimamente legati. Gli etnomusicologi l’hanno fino ad oggi profondamente disprezzata (ma c’è da dire che pochi mesi fa A.Ricci e R.Tucci, nella seconda edizione della Capra che suona, Squilibri, Roma 2004, hanno dato segni di ravvedimento raccogliendo le sollecitazioni di chi li aveva bonariamente presi in giro accusandoli di “razzismo organologico”), considerandola soltanto una semplificazione della chitarra a fondo bombato costruita dai liutai De Bonis di Bisignano.

I due modelli hanno in comune l’accordatura, la tastiera allineata al piano armonico, l’eventuale ”rosa” decorativa, il ponticello mobile, la spezzatura della tavola e l’attaccatura delle corde posta nella fascia inferiore (bisogna osservare che in Calabria meridionale esistono in realtà due tipi di accordatura; le corde della chitarra battente a fondo piatto sono pure metalliche e tutte sottili dello stesso calibro ma quasi sempre prive di raddoppi, fanno eccezione le chitarre di  Badolato che montano 4 cori di corde doppie, che in passato potevano essere cori tripli.

Per l’approfondimento di questi ed altri argomenti vedi V. Santagati, Quattro corde ed un terzino, Reggio Calabria 2001 e V. Santagati-A.C. Villani A catarra do vinu). Bruno Marzano, che produce chitarre battenti a fondo piatto rifacendosi a modelli reperiti a Badolato e costruiti da falegnami di quella località, ha il merito di aver capito, avvalendosi pure delle sue capacità di musicista, che le caratteristiche morfologiche degli strumenti di solito non sono casuali o frutto di soluzioni di ripiego. è stata quasi sempre la ricerca di un suono deciso e “allegro” che coincidesse con i desideri dei suonatori ad orientare nel secolo scorso ottimi liutai come Francesco Palumbo di Seminara e Bruno Pisani di Serra San Bruno verso le fasce strette e i fondi piatti. La chitarra battente “meridionale” probabilmente non è il segno della decadenza di un sapere costruttivo ma uno strumento con una precisa identità timbrica ed organologica.